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Una storia di

Attacchi di panico

*importante

in caso di emergenza
chiamare il 112

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Mi chiamo Luca, ho 31 anni e vivo in una grande città del nord Italia. Durante la mia adolescenza ho sperimentato spesso ansia, sintomi come il mal di stomaco, soprattutto in momenti di forte stress, ma all’età di 24 anni ho sentito qualcosa mai provato prima: il mio primo attacco di panico.

All’epoca lavoravo come capo officina in una grande azienda metalmeccanica. Erano mesi in cui mi sentivo molto stressato e affaticato; durante uno dei miei turni di lavoro ho sentito all’improvviso il mio cuore battere forte, ho iniziato a sudare copiosamente e a tremare. Ho pensato di impazzire o che stavo morendo di infarto, sentivo di non avere più controllo su di me, poi ho perso conoscenza. Pochi minuti dopo mi sono ripreso, mi sentivo meglio, ma il mio capo ha insistito per farmi andare in Pronto Soccorso. Dopo aver raccontato ai medici l’accaduto mi hanno fatto tutti gli esami di controllo senza riscontrare problemi cardiaci.

Le successive settimane di lavoro sono state davvero terribili. Ho iniziato ad avere questi attacchi più volte al giorno non sapendo quello che mi stava succedendo. Mi rendevo conto che per innescare un attacco bastava pensare alla possibilità che potesse accadere di nuovo.

Per cercare di tenere sotto controllo il problema sono andato dal mio medico che mi ha prescritto delle pillole per calmarmi. All’inizio mi hanno aiutato a ridurre le sensazioni di agitazione, ma con il tempo mi sono accorto che non andava via quella sensazione di profonda paura e incertezza rispetto la possibilità di avere nuovamente un attacco. In più, nonostante mi facesse sentire meglio tenermi impegnato con attività piacevoli, avevo paura che una situazione o circostanza sbagliata avrebbero potuto scatenare ancora una volta un attacco.

Ho deciso di lasciare il lavoro perché lo ritenevo troppo stressante ma ho scoperto che non bastava eliminare gli impegni per sentirmi meglio, difatti uscire di casa diventava ogni giorno più difficile. Il disturbo di panico ha un modo antipatico di collegare i fattori scatenanti l’ansia a sempre più aree della propria vita.

Ho iniziato a pensare che dovevo affrontare seriamente il problema, non potevo continuare a trovare delle vie di fuga per evitare tutte le potenziali situazioni scatenanti il panico. In questi anni ho consultato diversi servizi, medici e psicoterapeuti prima di riuscire a trovare il percorso più adatto a me. Ho imparato ad ascoltarmi e a comprendere meglio quello che accade nella mia vita emotiva, insieme ad alcune strategie per riuscire a gestire meglio l’ansia. Ho anche provato a fare nuove esperienze lavorative ed ho capito che non posso reggere ambienti troppo competitivi e stressanti.

Oggi lavoro in una cooperativa di servizi che, tra le altre attività, si occupa di programmi per ridurre l’impatto dei fattori di stress sul posto di lavoro. Oltre ad essere inserito in un bel contesto lavorativo riesco anche ad utilizzare in modo utile le mie esperienze personali.

La storia di Luca è un esempio di come l’attacco di panico possa essere un’esperienza che destabilizza e a volte può essere difficile capirne il senso.

In realtà è un’esperienza che va compresa e ascoltata e che può essere molto diffusa fra le persone

Di seguito vediamo insieme alcuni falsi miti sul disturbo di panico per conoscerlo meglio.

Tieni conto che un attacco di panico può essere esperito differentemente da diverse persone.

MITO
Gli attacchi di panico sono una reazione eccessiva allo stress.

FATTO
Il termine “attacco di panico” è spesso utilizzato in maniera inappropriata per riferirsi alle situazioni in cui siamo stressati o ci sentiamo sotto pressione per una situazione difficile. Inoltre, gli attacchi di panico non sono una “reazione eccessiva allo stress”: pensare questo implica che sia sufficiente eliminare lo stimolo stressante e che in qualche modo si possa avere il controllo su quando e come si verifica un attacco di panico, mentre non è questa l’esperienza di chi ne soffre o ne ha sofferto.

MITO
gli attacchi di panico possono farti perdere il controllo in modo permanente oppure si può morire.

FATTO
La perdita di controllo è proprio l’esperienza riferita come più destabilizzante insieme alla difficoltà a capirne il senso e a ricondurre a delle cause certe. Gli attacchi di panico possono accompagnarsi a pensieri come “sto impazzendo”, “sto per morire”, “sto per avere un infarto”. Di solito un attacco dura pochi minuti, ma per chi lo sta vivendo può sembrare un tempo molto lungo. Inoltre, anche se ci si può sentire destabilizzati per un po’ di tempo dopo, esso non causa danni fisici o mentali permanenti. Molte persone giungono al pronto soccorso perché i sintomi fisici possono essere molto intensi, ma non c’è un reale pericolo per la vita.

MITO
evitare le cose che scatenano gli attacchi di panico è il modo migliore per curare il disturbo di panico.

FATTO
gli attacchi di panico possono essere associati a specifiche situazioni che sembrano essere delle cause scatenanti, come ad esempio un luogo affollato. A volte ciò può portare a evitare determinati luoghi o situazioni per evitare di scatenare l’attacco. Tuttavia, l’evitamento può diventare, nel tempo, un reale limite per la vita delle persone (ad esempio, evitare la folla può trasformarsi in allontanamento da amici, famiglia, scuola, lavoro).

MITO
il disturbo di panico non è curabile.

FATTO
In molti casi, il disturbo di panico può essere gestito bene, o addirittura curato efficacemente, con un aiuto professionale. Parlarne con un professionista è sempre la migliore soluzione, aiuta a capirne il senso, a comprendere meglio la propria esperienza, ed è inoltre possibile sviluppare delle strategie per gestire le proprie manifestazioni d’ansia e paura.

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